IL CNSAS – gli speleosub

Pubblicato sul Gazzetino il 20-01-2012

di Sgobaro Roberto

Pochi li conoscono, di loro si sente parlare raramente, eppure formano uno dei gruppi subacquei più specialistici in assoluto. Sono i sub del CNSAS e nell'ambito della protezione civile costituiscono l'organismo preposto alle emergenze che avvengono in cavità allagate. La Protezione civile italiana è formata da diverse componenti: l'esercito, le Forze di Polizia, i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino-Speleologico e la Croce Rossa. La Commissione subacquea del CNSAS lavora in totale autonomia e quando si verificano emergenze o incidenti che si presentano difficili e complessi viene fatta intervenire secondo un protocollo Nazionale. Su 7.000 volontari che compongono il CNSAS Nazionale, 700 circa sono Soccorritori Speleo e di questi 40 sono Soccorritori Speleosub e sono sparsi in tutt'Italia. Una specializzazione, la loro, evidenziata dalle attrezzature subacquee ai massimi livelli di qui si avvalgono. Per la gran parte sono abilitati ai rebreathers , in dotazione principalmente ai profondisti e spesso di proprietà personale; inoltre a differenza di altri corpi ministeriali, che possono adoperare solo aria, operano con miscele trimix sia in circuito aperto che in circuito chiuso. Tutto questo si trasforma in sicurezza e grande e grande efficienza operativa, l'impegno per la perfetta preparazione personale richiesta dai rebreathers , per la cura quasi maniacale necessaria nella loro preparazione e gestione, nei controlli pre-immersione e in immersione. Impressiona la quantità di cose che vengono scaricate dai fuoristrada in dotazione, a spalla in un lungo andirivieni fino al luogo dell'incidente, o magari solo per un'esercitazione, tutti frutti, che l'esperienza e la capacità hanno maturato nel tempo. Otre alle capacità tecniche, gli Speleosub del CNSAS, vengono fatti intervenire “per la specifica capacità di operare in immersione in ambienti con scarsa visibilità” e per la capacità di immergersi in sicurezza a profondità superiori ai cinquanta metri, limite oltre il quale non possono spingersi i Corpi dello Stato, i subacquei del CNSAS sono infatti l'unico organismo in Italia ad avere tecnici, struttura e organizzazione che li autorizzino a svolgere soccorsi a quote di gran lunga superiori. Per questo motivo, su richiesta della Prefettura di Grosseto, sono stati fatti intervenire 18 Speleosub e 20 Tecnici di supporto del CNSAS, provenienti da varie parti d'Italia, per l'esplorazione della parte sommersa della nave Costa Concordia. Dalla nostra Regione sono stati inviati sei speleosub, che fino ad ora hanno compiuto immersioni di “assaggio”, come riferisce Luciano Russo, uno dei massimi esperti a livello internazionale e componente del CNSAS del FVG, il lavoro è lungo e complesso, il relitto inclinato di novanta gradi, disorienta e il suo interno è buio e pieno di trappole.
di Sgobaro Roberto
Capo stazione CNSAS Pordenone

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