Dedicato al mio amico Roberto

Pubblicato sul Gazzettino il 15-02-2012

di Sgobaro Roberto

Era il 7 Febbraio alle 11.52 di due anni fa, quando presso la Centrale Operativa del SUEM 118 di Belluno ha ricevuto la richiesta di soccorso di un superstite che chiede aiuto per due compagni travolti e sepolti da una valanga in località Forcella la Palantina alta.

La quota è 1850 mt. A circa 15 minuti di volo da Pieve, tutto scatta con precisione, immediatamente vengono allertate le Stazioni del CNSAS di competenza (Belluno, Longarone, Pordenone, Alpago), i servizi di emergenza sanitaria di Pordenone e Treviso e Trento per l'invio di altri elicotteri. In venti minuti siamo in piazzola presso il CRO, l'elicottero della Protezione Civile sta arrivando, per radio ci informano che ha già sbarcato sulla valanga l'Unita Cinofila reperibile a Tolmezzo.

Come succede in questi casi c'è un po' di frenesia, tutti che si infilano l'imbrago scarponi da scialpinismo, casco e poi tre alla volta via lungo lungo la cresta che conduce alla forcella di Palantina e poi giù nella piazzola predisposta. Sul posto ci sono già una decina di soccorritori a formare la prima linea di sondaggio, tutto viene lasciato in zona “magazzino”, mentre sto scaricando lo zaino vedo una faccia che conosco, cosa fai tu qua gli chiedo, ero con Riccardo e Roberto mi dice, loro sono sotto, mi sale qualcosa in gola non mi ricordo cosa, e mi metto in linea a sondare, gli elicotteri ora sono tre e trasportano soccorritori che incominciano a formare la seconda linea e poi la terza dove un cane ha fiutato qualcosa.

Il tempo passa inesorabile, ci sono momenti di frastuono e momenti di silenzio assoluto e gli ordini dati con precisione dal direttore di valanga. L'elicottero del SUEM, 200 mt. più a monte, porta via Riccardo, purtroppo per lui non c'è più niente da fare, forse impreco.

Il fronte della valanga è di circa 350/400 mt. Per un sviluppo di 700 mt. dal distacco. Poi un urlo – Spalatori qua – tutti si girano, cinquanta metri più in basso a sinistra la terza linea ha sondato qualcosa, è qua urlano.

Sono le 14, 30 circa e Roberto è li a circa un metro di profondità, ha le braccia contratte sul viso, quasi a difendersi, ma con questo comportamento ha formato, davanti a se un sacca d'aria che gli ha permesso di essere ancora in vita dopo 2 ore e mezza. 

I medici son tre e tutti si danno da fare per la rianimazione, mi affianco al nostro medico, non posso stare li a guardare, li c'è il mio amico Roberto. 

La salita “ verso la vetta “ è lunga, da due anni ormai Roberto lotta con tutte le sue forze per riprendersi, i percorsi sono stati molti, dall'ospedale di Treviso a Pordenone, dai centri di riabilitazione di Motta di Livenza a Ferrara e adesso di nuovo a Pordenone nel centro di riabilitazione dell'ASL .

Il suo sogno è di rivedere la neve e i suoi familiari fanno di tutto per che questo si avveri e tutti siamo sicuri che ce la farà.

Capo stazione CNSAS Pordenone

 

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